Un gran bel romanzo, una surreale, quanto lucida, visione di un futuro drammatico, dove il destino dell'umanità è nelle mani di una macchina, cui sono stati innestati i ricordi del creatore. Ricordi, che alla fine danno a Spofforth strani istinti tipicamente umani e, tra questi, la speranza di potersi suicidare...
Già, la speranza, perchè Spoffoth, è assoggettato alle leggi della robotica, quindi, non può perseguire questo proposito suicida, soprattutto finchè ci sono umani, da servire, in vita...
Spofforth, domina tutti i mezzi di sussistenza e comincia quindi a manipolare l'umanità stessa, portandola ad una lenta ed inesorabile fine; tenendosi al limite delle tre leggi della robotica, Spofforth, programma un lento genocidio che possa, infine, dargli la possibilità di spegnersi, spegnendo così i dolorosi ricordi, di una vita non sua.
Ora, chi scrive non ha certo in mente cose così grandi e devastanti; forse, l'unico suicidio che si vede all'orizzonte, è quello di una morente civiltà che ha già in se, tutti i semi della autodistruzione...
In questo senso, facilitare, sperare, in una fine, che preluda ad un nuovo inizio, è sicuramente un bel sogno; non bisogna appellarsi alla robotica logica, infatti, per capire che questa nostra, è una civiltà morente, che non funziona secondo gli standard umani più alti, quantomeno, secondo minimi requisiti di umanità verso cui TUTTO dovrebbe tendere... Ma così, non è; anzi.
Negli ultimi dieci anni, quelli che sembravano problemi risolvibili, si sono fatti sempre più, problemi impossibili e ben lontani dal trovare una soluzione.
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E' questo solo uno dei più semplici esempi, della nostra illogica esistenza; vi sono centinai di esempi, ben noti a chiunque legga qui.
Come non sperare, che questo mondo finisca, facendo spazio a qualcosa di diverso ?! Chi vivrà, vedrà...
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